07 Aprile, 2022

Faema: caffè e ciclismo, una storia d’amore.

A cura di De Marchi

“Mi piaceva bere un caffè e fumare una sigaretta, anche al Tour: mi calmava I nervi”. (Eddy Merckx)

Ah, gli anni settanta! Tutto droga, sesso e rock and roll. E pantaloni a zampa. Altro? Ah si: caffè, naturalmente!

L’epoca d’oro del ciclismo, iniziata venti anni rima con Fausto Coppi, stava per terminare. Ultimo suo alfiere Jacques Anquetil e la sua St. Raphael. Adesso sono le aziende al di fuori del ciclismo che vogliono cedere i loro marchi campeggiare nelle maglie delle squadre in voga. Prima, di fatto, erano quasi esclusivamente marchi di biciclette e pezzi di ricambio che si sostenevano a vicenda. L’assioma era piuttosto elementare, nel senso che si mettevano la faccia: corridore forte uguale bici e parti di qualità. Semplice. Ma adesso il gioco era cambiato ed anche le regole di comunicazione. Atleti e squadre popolari e vincenti in uno sport fatto di imprese leggendarie sono il veicolo perfetto per nuovi prodotti di ampio consumo che mirano anche a diventare uno stile di vita.

Faema fu tra i primi a credere in questo connubio e fondò la sua prima squadra addirittura sul finire degli anni cinquanta ma ci volle fino al 1969 affinché la marca assurse a popolarità globale, anche grazie ad un certo Eddy Merckx e ad una maglia graficamente inusuale per l’epoca. 

la “Fabbrica Apparecchiature Elettro Meccaniche e Affini” aveva aperto le porte in quel di Milano nel 1945 e si occupava, oltre ad altre cose (“Apparecchiature Elettro Meccaniche”, appunto), di macchine da caffè! E il momento non poteva essere più propizio perché la cultura del caffè espresso che era iniziata in Italia circa un ventennio prima adesso era pronta a fare il salto dai bar in casa. Questo è il momento in cui si forma il legame magico tra caffè e ciclismo. Da qui in avanti è un florilegio di ciclisti fotografati in posa mentre sorseggiano un espresso prima della partenza (fino a quando l’antidoping non lo vieterà). Le persone comuni fanno lo stesso a casa, mentre guardano le corse alla televisione ed il rito si ripete al bar, ciascuno parlando dei propri beniamini su due ruote. Una nuova forma di sottocultura popolare andava via via formandosi. Oggi il termine “café racers”, molto in voga tra i motociclisti, è un concetto che si può applicare facilmente anche ai ciclisti. Una sgambata tra amici infatti spesso inizia o finisce con un caffè. I ciclisti gravitano sempre di più intorno a caffetterie al punto che sempre più negozi di biciclette ormai hanno nella macchina da caffè il centro della propria idea di accoglienza del cliente. Alcuni di loro vendono addirittura più caffè che biciclette. Il legame è così stretto che aziende del settore offrono ai propri clienti sconti sui caffè ed altre hanno addirittura creato le proprie miscele. È una di quelle cose di cui probabilmente non ci libereremo mai ma, tutto sommato, non è neanche poi così male…

De Marchi ha collaborato come fornitore del team Faema a più riprese tra gli anni cinquanta ed i settanta ed è oggi l’unica licenziataria autorizzata alla riproduzione delle storiche maglie con cui Eddy Merckx vinse praticamente tutto quanto si potesse vincere tra il 1969 ed il 1970. La replica autorizzata della maglia Faema è attualmente in vendita sul sito demarchi.com .

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